Il Partenariato Speciale Pubblico Privato come formula privilegiata per garantire la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale. La Sicilia si prepara ad intraprendere proprio questa strada.
L'orientamento è emerso in maniera chiara questa mattina, nel corso dell'incontro che si è svolto nella Sala Mattarella dell’Assemblea Regionale Sicilia, a Palermo, oganizzato da Confcooperative Cultura, Turismo e Sport, Legacoop Culturmedia, Confcooperative Sicilia, Legacoop Sicilia.
Il seminario è stato l'occasione per parlare concretamente delle opportunità offerte da uno strumento di legge particolarmente efficace, ma ancora poco utilizzato e conosciuto.
I risultati positivi delle esperienze avviate lasciano ipotizzare che questo modello di intervento possa diventare la via maestra, replicabile su ogni territorio. Ne è convinto il mondo della cooperazione, impegnato sul campo, ma sembrano esserlo anche le istituzioni,come ha reso chiaro il presidente della quinta commissione dell'Ars, Fabrizio Ferrara che ha aperto l'incontro.
Il Partenariato Speciale Pubblico Privato conta in Italia 40 esperienze affidate ad altrettante cooperative. Questa mattina, sono stati presentati tre casi siciliani che stanno ben funzionando, frutto di partenariati sottoscritti con diversi enti pubblici (Comune, Università, Parco Archeologico).
“Segno- evidenzia la presidente di Confcooperative Cultura, Tusimo e Sport, Irene Bongiovanni- di quanto flessibile sia questo strumento. Dall'incontro all'Ars è emersa una linea di lavoro concreta per la valorizzazione del patrimonio culturale in Sicilia. Oggi, il patrimonio diffuso in Italia risulta per il 71 per cento abbandonato o non valorizzato. Questo è sinonimo di mancanza di sviluppo, segno di degrado, anche se non necessariamente di mancanza di attenzione. Diventa urgente, quindi, invertire questa tendenza.Il PSPP consente di superare quegli ostacoli che di fatto bloccano il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale, a partire dalla nota carenza di risorse, umane e finanziarie, che attanaglia il settore pubblico. Il privato,invece, può garantire competenze e capacità d'intervento. La cooperazione, in particolar modo, è in grado, non solo di intervenire sulla gestione dei beni culturali e sulla loro promozione, ma di creare sviluppo nei territori e occupazione.Il tema è, quindi, anche quello dell'autoimprenditorialità e, se si parla di aree interne, della restanza. Dall'incontro di Palermo è emersa l'intenzione unanime di tornare ad affrontare il tema in Sicilia a stretto giro di posta,avviando un percorso tra cooperazione ed enti locali, che parta innanzitutto dalla formazione”.
“Il Partenariato Speciale Pubblico Privato -spiega il presidente di Confcooperative Sicilia, Gaetano Mancini - produce enormi vantaggi su diversi fronti: in termini di progettualità ad ampio respiro, di investimenti, che i privati possono garantire, ma anche di capacità attrattive di risorse per interventi di riqualificazione e manutenzione dei beni culturali e di coinvolgimento diretto delle comunità locali. La presenza del privato, inoltre- dato da evidenziare- velocizza i tempi inevitabilmente più lunghi del settore pubblico, soprattutto in caso di imprevisti. La formula cooperativa coinvolge direttamente i cittadini ed è quindi indirizzata ad aumentare la partecipazione e il capitale sociale, senza i quali sono più difficili i processi di crescita”.