Cooperative sociali alla canna del gas, chiesta audizione all'Ars
Il sistema socio-sanitario siciliano ad un passo dal crollo se non arriveranno risposte concrete. Confcooperative Sicilia avanza precise proposte e con Legacoop Sicilia chiede un'audizione nelle commissioni Bilancio, Attività Produttive e Sanità dell'Ars. Intanto Anci Sicilia ha chiesto fondi, non inseriti tra i 420 milioni della manovra al varo.
Il sistema socio-sanitario siciliano è ad un passo dal crollo e questo è l’ultimo momento possibile per scongiurare che tutto salti, compromettendo la coesione sociale.
Quello di Confcooperative Sicilia e Legacoop Sicilia non è soltanto un appello. E’ la disperata richiesta di aiuto di decine di migliaia di persone, tra famiglie che usufruiscono dei servizi, enti cooperativi, addetti.
Le Centrali Cooperative chiedono un’audizione urgente nelle commissioni Bilancio, Attività Produttive e Sanità dell’Ars. Se il banco salta, in questo caso perdono irrimediabilmente tutti, a partire dai cittadini più fragili. L’ultima speranza è riposta nelle decisioni che il governo siciliano ed ancor più l’Ars assumeranno nell’ambito della Manovra Schifani. Le preoccupazioni riguardano la fondata impressione che nell’ambito dei 400 milioni di euro da utilizzare non si stia tenendo conto di un ambito così importante e delicato, vitale in realtà, come quello dei servizi socio-sanitari e assistenziali.
Se i numeri contano, la cooperazione siciliana è costituita da oltre 3 mila enti cooperativi, che occupano circa 50.000 addetti.Con la pubblica amministrazione, da un trentennio, le cooperative progettano e realizzano servizi sociosanitari, socioassistenziali, socioeducativi, ma anche di inclusione lavorativa di persone fragili,investendo professionalità e competenze organizzative.E’ il cosiddetto comparto labor intensive, che registra un’incidenza del costo del lavoro sull’intera spesa del servizio mediamente pari al 90%.
Un sistema che oggi è ad altissimo rischio a causa del mancato adeguamento, da parte delle istituzioni pubbliche affidatarie dei servizi, sia nel caso di affidamento mediante gara d’appalto che in quello convenzionale o in regime di accreditamento, dell’avvenuto aumento del costo del lavoro, a seguito del rinnovo del CCNL dei lavoratori delle cooperative sociali dello scorso marzo. Per l’anno 2024, il CCNL Coop. Sociali prevede un aumento della retribuzione minima mensile a regime pari al 6,31%, mentre, per l’anno 2025 il CCNL Coop. Sociali prevede un ulteriore aumento della retribuzione minima mensile pari al 6,73% rispetto a quello dell’anno 2024. In definitiva, a regime, l'intero rinnovo determinerà un aumento complessivo pari a circa il 12% finalizzato alla valorizzazione del lavoro svolto nella cooperazione sociale da migliaia di addetti ad elevata professionalità.
Confcooperative e Legacoop hanno posto più volte il tema dell’urgenza di rivedere i prezzi dei servizi socioassistenziali erogati in Sicilia, per conto di istituzioni regionali, enti locali e distretti sociosanitari. Gli aumenti del costo del lavoro sono già scattati a febbraio e ottobre 2024 e proseguiranno nel 2025 e 2026. La preoccupazione è altissima, a rischio c’è la stessa tenuta delle tantissime cooperative sociali che oggi in Sicilia garantiscono con il loro senso di responsabilità l’erogazione di servizi a migliaia di soggetti fragili che rimarrebbero altrimenti abbandonati a se stessi.Facciamo sempre più fatica a tenere salde in mano le redini di una situazione che rischia di precipitare. Serve, nel breve periodo, un decreto straordinario che preveda una copertura dell’aumento percentuale del costo del lavoro, conseguente al rinnovo del CCNL Cooperative sociali per dare ai Comuni, spesso in difficoltà finanziaria, la possibilità di erogare i servizi alle fasce più disagiate e bisognose della popolazione.
Occorre, inoltre, l’immediato adeguamento delle rette regionali rimaste ferme agli schemi del DPRS del 4 giugno 1996, che non rispecchiano il carovita attuale, nonché l’adeguamento al costo effettivo del lavoro previsto dalle tabelle del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro delle Cooperative Sociali.
Opportuno, poi, tenuto conto delle modifiche che hanno interessato nel corso degli anni lo svolgimento di molti servizi socio assistenziali, un restyling della legge 22/86, dei relativi standard e quindi dei modelli di convenzione. Fondamentale anche la predisposizione di schemi tipo di convenzione per tutti quei servizi non previsti, all’epoca della stesura della suddetta legge, ne sono un esempio i servizi svolti nelle Case di accoglienza per gestanti e donne con figli. Sono ormai inadeguate anche le linee guida per le funzioni degli Asacom, che prevedono che L’Amministrazione regionale riconosca alle Città Metropolitane ed i Liberi consorzi comunali un costo orario non superiore a €. 21,00 (Iva inclusa) (costo standard) mentre per la sostenibilità del servizio non si può pensare ad importi inferiori a 24 euro oltre l’Iva.
Il Sistema Welfare siciliano ha la necessità di soluzioni che lo rendano maggiormente sostenibile, sia perché aumentano in maniera esponenziale le fragilità, sia per l’incremento dei costi di produzione, a partire da quello del costo del lavoro. Chiediamo che si avvii subito un dialogo col Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per introdurre delle deroghe che consentano di velocizzare la spesa delle risorse, facendole transitare dalla Regione direttamente ai comuni, ricalcando le modalità utilizzate per altre tipologie di fondi che vedono livelli di spesa significativamente più alti, sempre attraverso una concertazione con le parti sociali.